Da: G.Puccini TOSCA Atto II
Sciarrone: Eccellenza, quali nuove!
Scarpia: Che vuol dir quell'aria afflitta?
Sciarrone: Un messaggio di sconfitta!
Scarpia: Che sconfitta? Come? Dove?
Sciarrone: A Marengo!
Scarpia: Tartaruga!
Sciarrone: Bonaparte vincitor!
Scarpia: Melas...
Sciarrone: No...Melas è in fuga!
(Cavaradossi, che con ansia crescente ha udito le parole di Sciarrone trova nel proprio entusiasmo la forza di alzarsi minaccioso in fronte a Scarpia)
Cavaradossi: Vittoria! Vittoria! L'alba vindice appar che fa gli empi tremar! Libertà sorge crollan tirannidi! Del sofferto martir me vedrai qui gioir! Il tuo cor trema o Scarpia carnefice!
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Con queste parole nell'Opera di G.Puccini "Tosca" si fa riferimento alla Battaglia di Marengo, vinta dalle truppe dell'allora Primo Console Napoleone Bonaparte il 14 giugno 1800; la vittoria giunse insperata, addirittura dopo che gli Austriaci avevano inviato un messaggero a Vienna (e nel caso della Tosca, anche a Roma) comunicando l'avvenuta vittoria.
Nella Tosca, ambientata nello Stato Pontificio, la notizia della vittoria delle truppe austriache viene accolta con gioia al punto di celebrarla con il "Te Deum" di ringraziamento che chiuderà l'Atto I.
Ma la notizia dell'esito reale della battaglia giunge nel II Atto mentre Mario Cavaradossi, pittore che non nasconde le proprie simpatie illuministico-rivoluzionarie nonchè bonapartiste, viene torturato per ordine del malvagio Scarpia, Capo delle Guardie dello Stato Pontificio, per farsi rivelare il nascondiglio del fuggiasco Angelotti, Console della "Spenta Repubblica Romana" (cit.)
Il suo sfogo porta Scarpia a condannarlo a morte...ed il resto.....vale la pena vedere l'Opera!!!
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Dopo essersi fatto (auto)eleggere Primo Console, Napoleone Bonaparte intraprende la Seconda Campagna d'Italia, per riprendere il controllo completo dell'Italia del Nord, la futura Repubblica Cisalpina.
Genova, occupata dalle truppe francesi comandate dal Generale Massena cade, costringendo quest'ultimo alla fuga verso Tolone; Bonaparte allora decide di intervenire opponendosi agli Austriaci, con una mossa tanto astuta quanto coraggiosa per prendere di sorpresa il nemico: attraversare il Gran San Bernardo durante la primavera, ancora impervio a causa della neve.
Superato il Colle con l'artiglieria ed i cavalli, mossa riuscita in passato solo ad Annibale, Bonaparte assedia e conquista il Forte di Bard e si muove verso Ivrea, per acquartierarsi a Milano, con lo scopo di opporsi alla marcia delle truppe imperiali verso Vienna.
A Montebello, teatro peraltro successivamente di altra battaglia durante la II Guerra d'Indipendenza, i due eserciti entrano casualmente in contatto e danno l'inizio ad una prima scaramuccia bellica.
Lo scontro importante avverrà tra le truppe imperiali, che da Genova stavano ripiegando sulla strada per Vienna, e le truppe repubblicane, nei dintorni di Alessandria, a Spinetta Marengo il 14 giugno 1800.
All'inizio della battaglia le truppe austriache, assestate tra Alessandria ed il fiume Bormida si dividono su tre colonne: al centro il Gen. Melas, comandante in capo, a sinistra il gen. Ott (con l'incarico di puntare su Castelceriolo) e a destra il gen. O'Reilly.
Le truppe francesi invece sono disposte lungo la strada Tortona-Marengo-Alessandria.
Napoleone Bonaparte decide di dislocare un massiccio numero di truppe, comandate dal Gen.Desaix in direzione di Rivalta, per contare su una divisione di riserva, temendo di venire accerchiato.
Verso le 9 del mattino le truppe imperiali attraversano il fiume Bormida puntando su Marengo, dove i francesi, investiti dall'impeto del nemico, devono cedere posizioni, assestandosi ai margini di un piccolo rio, il Fontanone, ingranditosi per le recenti piogge.
Verso la fine della mattinata, Melas riesce ad avere il sopravvento sulle truppe del Gen. Victor, che arretrano ulteriormente. Il Gen. Ott, conquistato Castelceriolo dopo una strenue resistenza francese, attacca i francesi al fianco destro, tagliando di fatto fuori dal combattimento le truppe del Gen. Lannes. Le truppe repubblicane, strette così in una forbice, battono in ritirata verso San Giuliano.
La Guardia Consolare stessa accorre in soccorso per proteggere la ritirata.
Verso le 15 Melas, settantaduenne, delega il generale Zach ad inseguire i francesi per annientarli definitivamente durante la ritirata, e si stabilisce ad Alessandria da dove invia i suddetti messaggi di vittoria.
Nel pomeriggio tuttavia il generale Zach non riesce nell'intento di annientare definitivamente le truppe repubblicane in fuga.
Ma la battaglia vera non era ancora stata combattuta: verso le 17 il generale Desaix, richiamato da Bonaparte, arriva con l'artiglieria e congiuntamente all'attacco di una rinvigorita cavalleria, comandata dal generale Kellerman, che attacca sul fianco sinistro le colonne imperiali, contribuisce a riportare un'insperata quanto decisiva vittoria.
Desaix muore durante i combattimenti che cessano verso le ore 22.
La vittoria di Marengo porta ad un armistizio grazie al quale la Repubblica Francese torna padrona di gran parte dell'Italia Settentrionale, ritirandosi gli austriaci dietro la linea del Mincio.
Superato il Colle con l'artiglieria ed i cavalli, mossa riuscita in passato solo ad Annibale, Bonaparte assedia e conquista il Forte di Bard e si muove verso Ivrea, per acquartierarsi a Milano, con lo scopo di opporsi alla marcia delle truppe imperiali verso Vienna.
A Montebello, teatro peraltro successivamente di altra battaglia durante la II Guerra d'Indipendenza, i due eserciti entrano casualmente in contatto e danno l'inizio ad una prima scaramuccia bellica.
Lo scontro importante avverrà tra le truppe imperiali, che da Genova stavano ripiegando sulla strada per Vienna, e le truppe repubblicane, nei dintorni di Alessandria, a Spinetta Marengo il 14 giugno 1800.
All'inizio della battaglia le truppe austriache, assestate tra Alessandria ed il fiume Bormida si dividono su tre colonne: al centro il Gen. Melas, comandante in capo, a sinistra il gen. Ott (con l'incarico di puntare su Castelceriolo) e a destra il gen. O'Reilly.
Le truppe francesi invece sono disposte lungo la strada Tortona-Marengo-Alessandria.
Napoleone Bonaparte decide di dislocare un massiccio numero di truppe, comandate dal Gen.Desaix in direzione di Rivalta, per contare su una divisione di riserva, temendo di venire accerchiato.
Verso le 9 del mattino le truppe imperiali attraversano il fiume Bormida puntando su Marengo, dove i francesi, investiti dall'impeto del nemico, devono cedere posizioni, assestandosi ai margini di un piccolo rio, il Fontanone, ingranditosi per le recenti piogge.
Verso la fine della mattinata, Melas riesce ad avere il sopravvento sulle truppe del Gen. Victor, che arretrano ulteriormente. Il Gen. Ott, conquistato Castelceriolo dopo una strenue resistenza francese, attacca i francesi al fianco destro, tagliando di fatto fuori dal combattimento le truppe del Gen. Lannes. Le truppe repubblicane, strette così in una forbice, battono in ritirata verso San Giuliano.
La Guardia Consolare stessa accorre in soccorso per proteggere la ritirata.
Verso le 15 Melas, settantaduenne, delega il generale Zach ad inseguire i francesi per annientarli definitivamente durante la ritirata, e si stabilisce ad Alessandria da dove invia i suddetti messaggi di vittoria.
Nel pomeriggio tuttavia il generale Zach non riesce nell'intento di annientare definitivamente le truppe repubblicane in fuga.
Ma la battaglia vera non era ancora stata combattuta: verso le 17 il generale Desaix, richiamato da Bonaparte, arriva con l'artiglieria e congiuntamente all'attacco di una rinvigorita cavalleria, comandata dal generale Kellerman, che attacca sul fianco sinistro le colonne imperiali, contribuisce a riportare un'insperata quanto decisiva vittoria.
Desaix muore durante i combattimenti che cessano verso le ore 22.
La vittoria di Marengo porta ad un armistizio grazie al quale la Repubblica Francese torna padrona di gran parte dell'Italia Settentrionale, ritirandosi gli austriaci dietro la linea del Mincio.
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