domenica 10 ottobre 2010

La Carta e il territorio (Michel Houllebecq)

Il nuovo romanzo dello scrittore fraancese (tra l'atro selezionato per il premio Gouncourt) polemizza su alcuni aspetti della società, scagliandosi in particolare contro il mercato dell'arte; in particolare la critica contro l'arte moderna ed il mercato di essa si inserisce in una ben più ampia critica contro la società dell' oggi e del domani, iperglobalizzata e asettica.



Questa critica è presente in tutti i romanzi dello scrittore. Cosa apprezzo molto di lui non è la critica dal punto di vista "politico" e strumentale che pone alla globalizzazione (ma a leggere tra le righe il concetto che emerge è quello della" iperglobalizzazione"), ma la critica dal punto di vista "umano".
L'opera tutta di Houllebecq è pervasa da profondo cinismo e rassegnazione a questa realtà presente e futura, come si legge nelle ultime pagine del romanzo.
Tali cinismo e rassegnazione trovano massima espressione nel descrivere le solitudini quasi misantropiche dei protagonisti dei vari romanzi, di fatto estrinsecazioni autobiografiche. Disincanto, cinismo, quiete emotiva che fa seguito alla disillusione, ricorso al sesso mercenario sono caratteristiche quasi costanti che permeano la sua opera.
 Una prosa scorrevole ed ironica consente al lettore di scivolare velocemente verso la fine, chiedendosi quando uscirà il romanzo successivo.


CITAZIONI

(...) "Sono contento che tu sia autonomo", rispose il padre. "Ho conosciuto parecci tizi in vita mia che volevano diventare artisti e che erano mantenuti dai genitori; nessuno è riuscito a sfondare. E' curioso, si potrebbe credere che il isogno di esprimersi, di lasciare una traccia nel mondo, sia una forza potente; eppure di solito non basta. Ciò che funziona meglio, ciò che spinge con la massima violenza le persone a superare se stesse è ancora il puro e semplice bisogno di denaro". (...)


(...) Anche così, pensò Jed, potevano aspettarsi da parte degli albergatori un'accoglienza privilegiata: givane coppia urbana ricca, senza figli, esteticamente molto decorativa,ancora nella prima fase del loro amore - e perciò pronti a meravigliarsi di tutto, nella speranza di costituirsi una riserva di bei ricordi che sarebbero seviti loro al momento di affrontare gli anni difficili, che avrebberi forse anche permesso loro di superare una crisi di coppia - rappresentavano, per ogni professionista del ramo alberghiero e della ristorazione, l'archetipo dei clienti ideali. (...)


(...) A distanza di anni, dopo essersi lanciato nella "Serie dei mestieri semplici", Jed aveva progettato a più riprese di rrealizzare il ritratto di uno di quegli uomini che, casti e devoti, sempre meno numerosi, percorrevano le metropoli per apportarvi il conforto della fede. Ma si era arenato, non era nemmeno riuscito a cogliere il soggetto. I preti, eredi di una tradizione spirituale millenaria che nessuno più capiuva veramente, un tempo al primo posto della società, al termine di studi terribilmente lunghi e difficili che presupponevano la padronanza assoluta del latino, del diritto canonico, della teologia razionale e di altre materie quasi incomprensibili, erano ridotti ormai a vivere in condizioni materiali miserabili, prendevano il metrò in mezzo agli altri, andando da un gruppo di condivisioen del Vangelo a un seminario di alfabetizzazione, dicendo la messa ogni mattina per fedeli sempre più scarsi e più vecchi; ogni gioia sensuale era loro preclusa, persino i piaceri elementari della vita di famiglia, obbligati tuttavia dalla loro funzione a manifestare giorno dopo giorno un ottimismo indefettbile (...)


(...)...all'epoca del sorprendente trentennio di crescita economica tra il 1945 e il 1975, il viaggio aereo, simbolo dell'avventura tecnologica moderna, era tutt'altra cosa. Ancora riservato agli ingegneri e ai dirigenti, ai costruttori del mondo di domani, era destinato, nessuno ne dubitava nel contesto di una socialdemocrazia trionfante, a diventare sempre più accessibile agli strati popolari man mano che si sarebbero sviluppati il loro potere di acquisto e il loro tempo libero (il che del resto era in fondo successo, ma in seguito a una deviazione per l'ultraliberalismo simboleggiato in maniera adeguata dalle compagnie lowcost e a prezzo di una totale perdita del prestigio in recedenza associato al trasporto aereo).

sabato 11 settembre 2010

Victor Hugo - L'uomo che ride (1869)

Questo romanzo di Victor Hugo certamente non è il più conosciuto.
Se qualcuno vi chiedesse qual è il romanzo più famoso scritto da Hugo senza dubbio alle mente affiorerebbe  per primo il nome de "I Miserabili", che - è un giudizio prettamente personale - è il libro più bello i mai scritto in merito a epopea, storia, società, sentimenti, amicizia, amore.
Mi è piaciuto talmente "I Miserabili" che da allora sono andato alla scoperta di altri capolavori Hughiani: "Novantatrè", "Notre dame de Paris" e questo "L'uomo che ride", forse il meno conosciuto.
Tralascio, per non divagare, altri capolavori (non apparteneti al genere del romanzo) di produzione Hughiana, quali "Le Roi s'amuse" (da cui il libretto del verdiano Rigoletto) oppure l"Ernani" (idem; esso è inoltre da ricordare per la sua importanza durante la Rivoluzione di Luglio del 1830).
"L'uomo che ride" è un romanzo dalle tinte fosche, ambientato  nell'Inghilterra  a cavallo tra XVII e XVIII secolo; un' Inghilterra ancora specchiantesi nei postumi della Rivoluzione Cromwelliana e della Restaurazione.
Interessante notare come "I Miserabili" e "Novantatrè" fossero invece strettamente connessi alle conseguenze storiche e sociali di  un'altra  a noi più ben nota rivoluzione: la "Révolution Francaise".


"L'uomo che ride" è la storia di un ragazzo abbandonato da commercianti di bambini nel momento in cui, in piena restaurazione, tale commercio viene improvvisamente bandito.
Il protagonista "ride", appunto, in modo permanente, poichè è stato deformato con  tecniche chirurgiche inenarrabili; queste ultime venivano praticate da tali commercianti di bambini allo scopo  di creare dei mostri da  vendere come saltimbanchi, giullari, attori.


Il caso vuole che il bambino di 10 anni abbandonato, Gwynplaine, trovi rifugio presso uno strano individuo, misantropo, girovago, che vive insieme ad un lupo addomesticato : ed ecco che entrano in scena Ursus (l'uomo) e Homo (il lupo).
Nel suo peregrinare, prima di ricevere ospitalità da Ursus, Gwynplaine aveva nel frattempo salvato una neonata da morte certa per il freddo; la neonata, successivamente chiamata Dea, sarebbe rimasta cieca a causa dell'esposizione al gelo invernale.


Con il passare degli anni, si viene a creare una sorta di 'famiglia' nomade, la quale, per via del bizzarro aspetto di Gwynplaine, l'uomo che ride, ottiene un notevole successo nel recitare rappresentazioni teatrali presso le corti del Paese. Contestualmente nasce una storia d'amore tra Dea e Gwynplaine.


D'altro canto, in un'ambientazione diametralmente opposta, cioè alla corte della Regina Anna, si viene a scoprire che tale Gwynplaine, in quanto figlio di un Nobile e Pari d'Inghilterra decaduto dopo la Restaurazione, Lord Linnaeus Clancharlie, è Pari di diritto.


Gwynplaine, così sottratto forzatamente alla sua "famiglia", si trova a dover scegliere tra l'amore per Dea e la rassicurazione emotiva dell'ambiente in cui è cresciuto ed i Lussi e gli Onori dell'essere Nobile, Pari d'Inghilterra con diritto di trono presso la Camera dei Lords - con tutto quello che ciò comporta,  compreso l'inspiegabile infatuazione che la Duchessa Josiane, illegittima figlia di Re Giacomo II manifesta per lui, nonostante la spaventosa deformità...


Tra le righe sono presenti numerosi e interessantissimi rimandi storici, dalla storia del feudalesimo in Inghilterra, all'evoluzione del Diritto, alla stessa Rivoluzione e successiva restaurazione.

Victor Hugo - L'uomo che ride Citazione No.5

Ci sono casi in cui il cane sente il bisogno di seguire il suo padrone, altri in cui sente il bisogno di precederlo. Allora la bestia prende la direzione dello spirito. Il suo fiuto imperturbabile vede con chiarezza il nostro imperturbabile crepuscolo. L'animale intuiva vagamente la necessità di fare da guida. Sapeva che c'è un brutto passaggio e che bisogna aiutare l'uomo ad andare oltre? No, probabilmente; o forse si; in ogni caso qualcuno lo sapeva per lui; l'abbiamo già detto, capita spesso durante la vita di ricevere aiuti importanti che vengono dal basso, e che invece vengono dall'alto. Noi non conosciamo tutti i volti di Dio. Chi è quella bestia? La provvidenza.

Victor Hugo - L'uomo che ride Citazione No.4

E' quasi impossibile esprimere esattamente le evoluzioni astruse che avvengono nel cervello. Le parole hanno l'inconveniente di un contorno più preciso delle idee. Tutte le idee si confondono ai loro bordi; non così le parole. A loro sfugge sempre una certa complessità dell'anima. L'espresione ha delle frontiere, il pensiero non ne ha.

Victor Hugo - L'uomo che ride Citazione No.3

I nemici fanno un chiasso efficace, che acuisce e ravviva il trionfo. Si stanca più facilmente un amico di lodare che un nemico di ingiuriare. Ingiuriare non vuol dire nuocere. Ecco che cosa i nemici ignorano. Essi non possono fare a menodi insultare, in questo risultano utili. La loro impossibilità di tacere tiene sveglio l'interesse pubblico.

Victor Hugo - L'uomo che ride Citazione No.2

La mente, come la natura, ha orrore del vuoto. La natura riempie il vuoto con l'amore; la mente spesso lo riempie con l'odio. L'odio colma.

E' però libera scelta come decidere di colmare la propria vita....se come la Natura o no...

Victor Hugo - L'uomo che ride Citazione No.1

(...) Ma perchè il popolo è ignorante? Perchè deve esserlo. L'ignoranza preserva la virtù. Dove non ci sono prospettive non ci sono ambizioni; l'ignorante vive in una notte provvidenziale che, sopprimendo lo sguardo, sopprime l'avidità. da qui l'innocenza. Chi legge pensa, chi pensa ragiona. Il dovere consiste nel non ragionare, e anche la felicità. Sono verità incontestabili. Sopra di esse si fonda la società.
E pensa re che il buon Victor diceva già queste cose 141 anni fa...quanto è tuttora reale!

mercoledì 11 agosto 2010

FOTO VALLE DELLE MERAVIGLIE IN MOTO




E' online l'album fotografico del giro fatto a luglio nella Valle delle Meraviglie.
Dalle foto si capisce perchè si chiama così.

Le foto sono all'indirizzo:
http://www.flickr.com/photos/diariodibordodelcomandante/

domenica 13 giugno 2010

Anniversario della Battaglia di Marengo



Da: G.Puccini TOSCA Atto II

Sciarrone
: Eccellenza, quali nuove!
Scarpia: Che vuol dir quell'aria afflitta?
Sciarrone: Un messaggio di sconfitta!
Scarpia: Che sconfitta? Come? Dove?
Sciarrone: A Marengo!
Scarpia: Tartaruga!
Sciarrone: Bonaparte vincitor!
Scarpia: Melas...
Sciarrone: No...Melas è in fuga!

(Cavaradossi, che con ansia crescente ha udito le parole di Sciarrone trova nel proprio entusiasmo la forza di alzarsi minaccioso in fronte a Scarpia)

Cavaradossi: Vittoria! Vittoria! L'alba vindice appar che fa gli empi tremar! Libertà sorge crollan tirannidi! Del sofferto martir me vedrai qui gioir! Il tuo cor trema o Scarpia carnefice!


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Con queste parole nell'Opera di G.Puccini "Tosca" si fa riferimento alla Battaglia di Marengo, vinta dalle truppe dell'allora Primo Console Napoleone Bonaparte il 14 giugno 1800; la vittoria giunse insperata, addirittura dopo che gli Austriaci avevano inviato un messaggero a Vienna (e nel caso della Tosca, anche a Roma) comunicando l'avvenuta vittoria.
Nella Tosca, ambientata nello Stato Pontificio, la notizia della vittoria delle truppe austriache viene accolta con gioia al punto di celebrarla con il "Te Deum" di ringraziamento che chiuderà l'Atto I.
Ma la notizia dell'esito reale della battaglia giunge nel II Atto mentre Mario Cavaradossi, pittore che non nasconde le proprie simpatie illuministico-rivoluzionarie nonchè bonapartiste, viene torturato per ordine del malvagio Scarpia, Capo delle Guardie dello Stato Pontificio, per farsi rivelare il nascondiglio del fuggiasco Angelotti, Console della "Spenta Repubblica Romana" (cit.)
Il suo sfogo porta Scarpia a condannarlo a morte...ed il resto.....vale la pena vedere l'Opera!!!

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Dopo essersi fatto (auto)eleggere Primo Console, Napoleone Bonaparte intraprende la Seconda Campagna d'Italia, per riprendere il controllo completo dell'Italia del Nord, la futura Repubblica Cisalpina.
Genova, occupata dalle truppe francesi comandate dal Generale Massena cade, costringendo quest'ultimo alla fuga verso Tolone; Bonaparte allora decide di intervenire opponendosi agli Austriaci, con una mossa tanto astuta quanto coraggiosa per prendere di sorpresa il nemico: attraversare il Gran San Bernardo durante la primavera, ancora impervio a causa della neve.
Superato il Colle con l'artiglieria ed i cavalli, mossa riuscita in passato solo ad Annibale, Bonaparte assedia e conquista il Forte di Bard e si muove verso Ivrea, per acquartierarsi a Milano, con lo scopo di opporsi alla marcia delle truppe imperiali verso Vienna.
A Montebello, teatro peraltro successivamente di altra battaglia durante la II Guerra d'Indipendenza, i due eserciti entrano casualmente in contatto e danno l'inizio ad una prima scaramuccia bellica.
Lo scontro importante avverrà tra le truppe imperiali, che da Genova stavano ripiegando sulla strada per Vienna, e le truppe repubblicane, nei dintorni di Alessandria, a Spinetta Marengo il 14 giugno 1800.


All'inizio della battaglia le truppe austriache, assestate tra Alessandria ed il fiume Bormida si dividono su tre colonne: al centro il Gen. Melas, comandante in capo, a sinistra il gen. Ott (con l'incarico di puntare su Castelceriolo) e a destra il gen. O'Reilly.
Le truppe francesi invece sono disposte lungo la strada Tortona-Marengo-Alessandria.
Napoleone Bonaparte decide di dislocare un massiccio numero di truppe, comandate dal Gen.Desaix in direzione di Rivalta, per contare su una divisione di riserva, temendo di venire accerchiato.

Verso le 9 del mattino le truppe imperiali attraversano il fiume Bormida puntando su Marengo, dove i francesi, investiti dall'impeto del nemico, devono cedere posizioni, assestandosi ai margini di un piccolo rio, il Fontanone, ingranditosi per le recenti piogge.

Verso la fine della mattinata, Melas riesce ad avere il sopravvento sulle truppe del Gen. Victor, che arretrano ulteriormente. Il Gen. Ott, conquistato Castelceriolo dopo una strenue resistenza francese, attacca i francesi al fianco destro, tagliando di fatto fuori dal combattimento le truppe del Gen. Lannes. Le truppe repubblicane, strette così in una forbice, battono in ritirata verso San Giuliano.
La Guardia Consolare stessa accorre in soccorso per proteggere la ritirata.

Verso le 15 Melas, settantaduenne, delega il generale Zach ad inseguire i francesi per annientarli definitivamente durante la ritirata, e si stabilisce ad Alessandria da dove invia i suddetti messaggi di vittoria.
Nel pomeriggio tuttavia il generale Zach non riesce nell'intento di annientare definitivamente le truppe repubblicane in fuga.

Ma la battaglia vera non era ancora stata combattuta: verso le 17 il generale Desaix, richiamato da Bonaparte, arriva con l'artiglieria e congiuntamente all'attacco di una rinvigorita cavalleria, comandata dal generale Kellerman, che attacca sul fianco sinistro le colonne imperiali, contribuisce a riportare un'insperata quanto decisiva vittoria.
Desaix muore durante i combattimenti che cessano verso le ore 22.



La vittoria di Marengo porta ad un armistizio grazie al quale la Repubblica Francese torna padrona di gran parte dell'Italia Settentrionale, ritirandosi gli austriaci dietro la linea del Mincio.










domenica 16 maggio 2010






TERZA PARETE

Prima parte: L’anelito alla felicità trova compimento nella poesia / III.Adagio molto e cantabile
Nel terzo momento del Fregio si placa la tensione suscitata dalla parete con le “Forze ostili”: “L’anelito alla felicità trova compimento nella poesia”.
Questa è rappresentata da una figura cara a Klimt, la suonatrice di lira, che l’artista aveva già impiegato nelle versioni di “Musica”.
Al caos della voluttà l’artista oppone il regno ideale dell’arte. Intanto prosegue il “Volo degli struggimenti e desideri degli uomini”, iniziato nella prima parete e molto velato nella seconda.
Esso trova un termine in figure femminili eteree, con occhi chiusi ed abiti leggeri, che sembrano veleggiare lungo il bordo superiore del fregio.



Seconda parte: Gioia, meravigliosa scintilla divina – questo bacio a tutto il mondo / IV.Presto – “O Freunde, nichte diese Tone”. Presto

La parte conclusiva del Fregio rappresenta la felicità raggiunta, espressa in una scena nuovamente affollata, perfetto parallelo dipinto dell’Ode alla Gioia di Schiller.
Il catalogo della mostra spiega che “Le arti ci conducono fino al regno dell’ideale, ove soltanto possiamo trovare pura gioia, pura felicità, puro amore.”
L’azione è scandita dalla successione di tre gruppi: una colonna di figure femminili cui fa da sfondo una fiamma dorata, il Coro degli Angeli del Paradiso e l’abbraccio di una coppia.
Le donne sono sempre protagoniste, ma l’artista le spoglia della connotazione maligna e minacciosa che trionfava nella parete con le Forze Ostili.
Le figure vengono rigorosamente stilizzate, tanto da parere quasi ornamenti esse stesse. La ripetizione dei visi, delle pose e degli abiti conferisce all’insieme un carattere rituale e i personaggi femminili appaioni ora non più streghe, ma vestali; domina un’impressione di armonia, accentuata dall’ondeggiare delle linee e dall’uso di colori brillanti, sovrastati dalla presenza dell’oro, che evoca un’idea di sacralità.
L’abbraccio finale è protetto da una grande campana, che accoglie al suo interno una rappresentazione simbolica dell’Eden.
Klimt agisce ancora in parallelo alla lettura della Sinfonia ideata da Wagner, che interpretava in chiave divina i versi di Schiller, affermando che “in questa unione con l’Amore umano universale, consacrato da Dio, ci è concesso di godere la più pura delle gioie”.

SECONDA PARETE
Le forze ostili / II.Molto vivace
Il catalogo della Mostra per cui l’affresco era stato eseguito forniva la seguente dicitura: “Il gigante Tifeo, contro il quale gli stessi dei inutilmente combatterono, le sue tre figlie, le Gorgoni. Malattia,Follia,Morte. Voluttà e Lussuria, Eccesso, Angoscia che rode”.
Mentre Tifeo veniva rappresentato come un enorme gorilla, le allegorie prendevano forma di creature femminili, ammaliatrici e pericolose, in cui il pittore esasperava il tipo della donna fatale (alimentato dagli scrittori contemporanei).
Sguardi, gesti,capelli e posture caricano infatti i corpi nudi di una prepotente sensualità, che pare materializzare le teorie freudiane sul desiderio e la paura.
L’intento di Klimt era di dare un’interpretazione grafica della lettura della Nona Sinfonia data da Richard Wagner nel 1846. In un programma esplicativo che accompagnava l’esecuzione, il compositore si era servito di citazioni da Goethe per interpretare le sensazioni destate dalla musica. Per il Secondo movimento parlava di “Voluttà selvaggia…ebbrezza del goder doloroso” e di alternanza di piacere e angoscia.
Klimt traduceva così con un’ eccezionale potenza figurativa le parole wagneriane, utilizzando tonalità scure e coprendo ogni centimetro di pittura con effetto quasi soffocante.
Sulla destra sono evidenti in alto Malattia, Follia e Morte. Sotto esse le tre Gorgoni. Accanto a Tifeo sulla destra di chi osserva, Voluttà, Lussuria ed Eccesso.
L’assalto visivo delle demoni affollate in questa metà sinistra si stempera con il procedere della scena, dove le volute di un’interminabile coda di serpente fanno da sfondo alla lugubre figura dell’Angoscia, preparando lo sguardo del visitatore al passaggio ad un nuovo momento narrativo, mediato dalla figura in alto sulla destra, continuazione del “volo” di cui alla prima parete.
PRIMA PARETE
Le suppliche del debole genere umano / I. Allegro ma non troppo, un poco maestoso
Nella prima porzione del fregio le tre figure nude incarnano “Le suppliche del genere umano”, suppliche rivolte ad un cavaliere in armatura.
Tali figure sono ispirate all’arte simbolica contemporanea
Il cavaliere ha le sembianze di Gustav Mahler, il compositore che all’epoca dirigeva la Staatsoper, mentre la sua armatura riproduce quella tardo quattrocentesca dell’Arciduca Sigismondo del Tirolo.
Secondo alcuni l’idea di lotta insita nella scena alluderebbe alla battaglia condotta da Klimt contro i suoi numerosi detrattori.
Nella porzione superiore si intravede una lunga scia che si snoda per tutte e tre le pareti, maggiormente evidente nella terza parete, che rappresenta “Il volo degli struggimenti e dei desideri degli uomini”.

sabato 15 maggio 2010

KLIMT: Il fregio della Nona Sinfonia di Beethoven al Museo della Secessione



Nel 1902 Klimt realizzò per la Mostra della Secessione l'affresco ora esposto al museo della secessione a Vienna.
Esso consta nella rappresentazione grafica della Nona Sinfonia di L.v. Beethoven attraverso un affresco che si snoda su tre pareti.

domenica 4 aprile 2010

FARSOPOLI

Ebbene sì……….anche in questo momento così buio, forse il più buio della storia bianconera, potrebbe aprirsi uno spiraglio di luce che, se confermato, si trasformerebbe in una tempesta solare capace di incenerire molte certezze ed accuse relative all’estate del 2006, meglio nota come l’estate di Calciopoli.
In questi mesi si sta celebrando il processo a Napoli e si stanno susseguendo gli interrogatori dei testimoni e dei principali attori dell’evento.
Nell’ultima settimana però il processo è entrato finalmente nel vivo con l’entrata in gioco di uno dei personaggi chiave, il Colonnello Auricchio (all’epoca era Maggiore……..), responsabile delle famose intercettazioni telefoniche dalle quali è partita l’indagine su Calciopoli.
Parto dal presupposto che la maggior parte dei tifosi juventini conosca la genesi e gli sviluppi di Calciopoli (in seguito denominata più correttamente Farsopoli) ma credo che, per rendere comprensibile a tutti il significato delle seguenti affermazioni, sia meglio fare una brevissima e rapida sintesi di che cosa è stata.

Prologo (2004): Muore Umberto Agnelli. John Elkann incontra J.C. Blanc e gli chiede la sua disponibilità futura a far parte della dirigenza della Juventus.

Premonizioni (2005): Franco Baldini, ex ds della Roma, annuncia a Benedetto Mazzini il ribaltone che avverrà nel mondo del calcio a breve (intercettazione telefonica).

Genesi (2006): In principio era la Triade, ma soprattutto Antonio Giraudo e Luciano Moggi.
Questo è il momento del loro maggior successo e potere, artefici straordinari della costruzione di una squadra che avrebbe dominato per parecchi anni in Italia e in Europa con a capo Fabio Capello. Giraudo e Moggi…….uomini di Umberto Agnelli e fedeli a questo ramo della famiglia. La loro volontà era quella di inserire ai vertici della società il figlio di Umberto, Andrea Agnelli, e probabilmente di mirare anche a qualcosa di più grosso nell’universo Fiat…….
I due “burattinai” Gabetti e Franzo Grande Stevens non potevano certo permettere tutto ciò…….anche perché loro avevano puntato sul giovane rampollo dell’altro ramo della famiglia, vale a dire John Elkann.
Con l’aiuto di un incredulo Tronchetti Provera (……vedersi offrire la testa della Juventus su un piatto d’argento non capita tutti i giorni……), della Telecom, di Guido Rossi e della Gazzetta dello Sport, partono le intercettazioni “mirate” che saranno la rampa di lancio di Calciopoli.
CALCIOPOLI NASCE QUINDI PER ELIMINARE GIRAUDO, MOGGI ED ANDREA AGNELLI.
Tutto ciò con il sacrificio della Juventus e dei suoi 113 anni di gloriosa storia.

Svolgimento ed epilogo (2006): Lo conosciamo tutti. Juventus in serie B (addirittura ringraziando…….), assoluta assenza di qualsiasi difesa, la Triade incenerita, nuova dirigenza composta da personaggi del Muppet show assolutamente estranei al mondo del calcio, svendita di diversi campioni della squadra e soprattutto la nascita dell’operazione “simpatia” (perfettamente riuscita con tutto il mondo antijuventino).

Sono passati quattro lunghi anni. Anni di sofferenza, di avvilimento e di rabbia per tutti i tifosi della vecchia signora.
Abbiamo assistito ad un campionato di serie B (…..mai avrei pensato potesse succedere una cosa simile…..), abbiamo assistito ad un ritorno in serie A e soprattutto abbiamo assistito ad uno squallido teatrino messo in scena da una banda di incapaci e assolutamente non interessati alle sorti della Juventus.
Solo così si spiegano campagne acquisti fallimentari e gloriosi proclami di progetti in costruzione miseramente falliti.

Lo spiraglio di luce a cui mi riferisco nasce invece da quello che sta avvenendo in questi giorni al processo di Napoli.
Potrebbe essere il tanto atteso “tsunami” che renderebbe parziale giustizia (….quella totale purtroppo non potrà mai essere resa……) alla Juventus ed ai suoi tifosi.
Ipotizzando uno scenario molto ottimistico potrebbero essere prese delle decisioni che non voglio neanche dire…….così per scaramanzia.

Fratelli bianconeri, attendiamo quindi fiduciosi questi sviluppi, uniti più che mai e soprattutto pronti a riprenderci quello che ci hanno tolto ingiustamente quattro anni fa.

Stefano Bellini

TuttoJuve.com

venerdì 26 marzo 2010

mercoledì 24 marzo 2010

TRASLOCANDO

Oggi, 24 marzo 2010, è l'ultimo giorno di attività nello studio di Via Crispi 6.
Non nego che pur andando in locali nuovi e più spaziosi, più ergonomici, permarrà sempre un po' di malinconia per questo posto.
Penso che a chiunque prenda nostalgia vedendo posti in cui ha vissuto, pur spostandosi in migliori sistemazioni.
E' vero che non è più adatto a proseguire come intendo io la mia professione...però è qui che ho iniziato..rischiando, lottando, credendoci, e acquisendo piano piano sicurezza e la fiducia dei pazienti che mi hanno seguito.
E ora facciamo rotta su Corso Langhe 41!

domenica 21 marzo 2010

Ogni Maledetta Domenica

Il discorso che il coach Tony D'Amato (Al Pacino) tiene alla propria squadra in crisi prima della finale di Superbowl

Non so cosa dirvi davvero....3 minuti,alla nostra piu difficile sfida professionale...tutto si decide oggi...ora noi o risorgiamo come squadra,o cederemo,un centimetro alla volta,uno schema dopo l altro,fino alla disfatta...Siamo all inferno adesso,signori miei,credetemi...e,possiamo rimanerci,farci prendere a schiaffi,oppure,aprirci la strada lottando,verso la luce...possiamo scalare le pareti dell inferno,un centimetro alla volta....io pero non posso farlo per voi,sono troppo vecchio...Mi guardo intorno,vedo i vostri giovani volti,e penso"Certo ke,ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare"...Si perchè io,ho sperperato tutti i miei soldi,che ci crediate o no...ho cacciato via tutti quelli ke mi volevano bene...E da qualche anno,mi da anche fastidio la faccia che vedo nello specchio...Sapete col tempo,con l'età,tante cose ci vengono tolte,ma questo fa,fa parte della vita,xo tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere...E scopri ke la vita è un gioco di centimetri,e cosi è il football...Perchè in entrambi questi giochi,la vita e il football,il margine dI errore è ridottissimo,capitelo,mezzo passo fatto un po in anticipo o in ritardo,e voi non ce la fate...mezzo secondo troppo veloce o troppo lenti e mancate la presa...ma i centimetri che ci servono sono dappertutto,sono intorno a noi,ce ne sono in ogni break della partita,ad ogni minuto,ad ogni secondo....IN QUESTA SQUADRA SI COMBATTE PER UN CENTIMETRO...IN QUESTA SQUADRA MASSACRIAMO DI FATICA NOI STESSI,E TUTTI QUELLI INTORNO A NOI...PER UN CENTIMETRO....CI DIFENDIAMO CON LE UNGHIE E COI DENTI,PER UN CENTIMETRO...PERCHE SAPPIAMO,CHE QND ANDREMO A SOMMARE TUTTI QUEI CENTIMETRI,IL TOTALE ALLORA,FARA LA DIFFERENZA FRA LA VITTORIA,E LA SCONFITTA...LA DIFFERENZA FRA VIVERE E MORIRE!!!!E VOGLIO DIRVI UNA COSA,IN OGNI SCONTRO,E' COLUI IL QUALE E' DISPOSTO A MORIRE,KE GUADAGNERA' UN CENTIMETRO...E IO SO KE SE POTRO AVERE UN ESISTENZA APPAGANTE,SARA PERCHE SONO DISPOSTO ANCORA A BATTTERMI E A MORIRE,PER QUEL CENTIMETRO...LA VOSTRA VITA E' TUTTA LI,IN QUESTO CONSISTE...E' IN QUEI 10 CENTIMETRI DAVANTI ALLA FACCIA!!!MA IO NON POSSO OBBLIGARVI A LOTTARE...DOVETE GUARDARE IL COMPAGNO KE AVETE ACCANTO,GUARDARLO NEGLI OCCHI...IO SCOMMETTO KE CI VEDRETE UN UOMO DETERMINATO A GUADAGNARE TERRENO CON VOI...KE CI VEDRETE UN UOMO KE SI SACRIFICHERA VOLENTIERI PER QUESTA SQUADRA,CONSAPEVOLE DEL FATTO,KE QUANDO SARA IL MOMENTO VOI FARETE LO STESSO PER LUI!!!!QUESTO E' ESSERE UNA SQUADRA,SIGNORI MIEI....PERCIO,O NOI RISORGIAMO ADESSO,COME COLLETTIVO,O SAREMO ANNIENTATI,INDIVIDUALMENTE...E' IL FOOTBALL RAGAZZI...E' TUTTO QUI....ALLORA....CHE COSA VOLETE FARE!?!?!
(CASINO GENERALE)


e vorrei aggiungere:


"Ogni maledetta domenica si vince o si perde.Ma bisogna vedere se si vincwe op s perde da uomini"

sabato 20 marzo 2010

C' era una volta la Juventus (FONTE: www.ju29ro.com")


DA: www.ju29ro.com


Noi tifosi, unici custodi del passato

Esiste una differenza fondamentale tra l'essere un giocatore della Juventus o da Juventus.
Noi non siamo solo una squadra di calcio, dietro di noi abbiamo una storia importante che solo negli ultimi anni, con la truffa e l'inganno, gli schiavi di sempre hanno cercato di infangare.
La Juventus è un'idea, è fede allo stato puro, è compagna di notti insonni, leggenda scritta sui campi di tutto il mondo da Uomini che hanno incarnato quello spirito combattivo che tutti ci invidiavano.
La Juventus era quella squadra che veramente non mollava mai, composta da UOMINI che sul 3 a 0, in pieno recupero, si mettevano le mani tra i capelli per un gol mangiato.
Milioni di persone si sono innamorate di quella Maglia per come veniva onorata da chi la indossava.
Nel nostro passato non ci sono solo vittorie, anzi, soprattutto in campo europeo, con attenzione particolare alle finali, abbiamo un saldo molto negativo... ma ogni volta, pur vedendo gli avversari alzare la Coppa, il grido "JUVE" si è alzato così forte da sovrastare le urla di chi stava gioendo dall'altra parte. Stavolta no, la sconfitta con l'onesto Fulham ci ha annichilito togliendoci anche quella forza interiore che non ci aveva mai abbandonato. Nel nostro vocabolario esiste il termine sconfitta, ma alla lettera U potevamo trovare Umiltà, Unione, Urla, mai era capitato di leggere UMILIAZIONE. Perché questo è accaduto ieri [giovedì, ndr] a Londra: siamo stati umiliati ed insieme a noi la Storia, gli Uomini che l'hanno scritta, dai ragazzi del Massimo D'Azeglio fino a Moreno Torricelli.
Siamo delusi, arrabbiati, pieni di veleno perché vediamo che in campo nessuno, e ripeto nessuno, ha la forza di spiegare agli altri cosa significhi indossare quella Maglia. In una squadra di Uomini, gente come Melo e Zebina sarebbero stati attaccati al muro, obbligati a fare le valigie e non si sarebbero mai permessi di insultare la Gente che si mette la mano in tasca per seguire un sogno.
In una squadra di Uomini, qualcuno si sarebbe preso la briga di raccontare il passato per far capire che c'è modo e modo di perdere, l'importante è lottare fino a quando il cuore può battere.
Una volta, Boniperti a giocatori che chiedevano un aumento di stipendio, faceva vedere le foto della squadra che aveva vinto lo scudetto l'anno precedente e diceva: "Gli altri hanno festeggiato e tu hai il coraggio di volere più soldi?". Firmavano tutti senza fiatare. Oggi Blanc fa vedere il plastico del nuovo stadio...
Questo è il momento più brutto della nostra vita calcistica: senza memoria storica e tantomeno Uomini che possano tramandarla, senza giocatori, fatte poche eccezioni, che siano degni della Maglia, senza dirigenza, senza progetto, senza società. Però tra un paio di stagioni avremo lo stadio nuovo con i negozi ed i ristoranti... Siamo rimasti Noi, con quel fuoco che ci arde dentro. E' dalla nostra passione che possiamo ripartire, siamo custodi del nostro passato. Ognuno di noi può fare qualcosa di importante cominciando dal non abbassare la guardia.
Io sono tifoso della Maglia e da ieri sera, anche di ognuno di Voi, almeno di quelli che stamattina, svegliandosi dopo una notte tormentata, si sono guardati allo specchio e si sono visti più Gobbi che mai. Ed un pensiero a chi ieri era al Cottage e si è preso gli insulti degli indegni anche per noi.
Io non mollo perché vivo per Lei.

venerdì 19 marzo 2010

IF (R.Kipling)

If you can keep your head when all about you
Are losing theirs and blaming it on you,
If you can trust yourself when all men doubt you
but make allowance for their doubting too,

If you can wait and not be tired by waiting,
Or being lied about, don't deal in lies,
Or being hated, don't give way to hating
And yet not look too good, nor talk too wise:

If you can dream - but not make dreams your master,
If you can think - but not make thoughts your aim;
If you can meet with Triumph and Disaster
And treat those two imposters just the same;

If you can bear to hear the truth you've spoken
Twisted by knaves to make a trap for fools,
Or watch the things you gave your life to, broken,
And stoop and build them up with worn-out tools

If you can make one heap of all your winnings
And risk it all on one turn of pitch-and-toss
And lose, and start again at your beginnings
And never breathe a word about your loss;

If you can force your heart and nerve and sinew
To serve your turn long after they are gone,
And so hold on, when there is nothing in you
Except the Will which says to them: "Hold on!"

If you can talk with crowds and keep your virtue,
Or walk with kings, yet not lose the common touch,
If neither foes nor loving friends can hurt you;
If all men count with you, but none too much,

If you can fill the unforgiving minute
With sixty seconds¹ worth of distance run
Yours is the Earth and everything in it,
And, what is more, you'll be a Man, my son!



Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!