giovedì 29 settembre 2016

Spegniti, spegniti, breve candela...





To-morrow, and to-morrow, and to-morrow,
Creeps in this petty pace from day to day,
To the last syllable of recorded time;
And all our yesterdays have lighted fools
The way to dusty death. 

Out, out, brief candle!
Life's but a walking shadow, a poor player,
That struts and frets his hour upon the stage,
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.


Domani, e poi domani, e poi domani,  
il tempo striscia, un giorno dopo l’altro,  
a passetti, fino all’estrema sillaba  
del discorso assegnato e i nostri ieri  
saran tutti serviti  
a rischiarar la via verso la morte  
a dei pazzi. 

Breve candela, spegniti!  
La vita è solo un’ombra che cammina,  
un povero attorello sussiegoso  
che si dimena sopra un palcoscenico  
per il tempo assegnato alla sua parte,  
e poi di lui nessuno udrà più nulla:  
è un racconto narrato da un idiota,  
pieno di grida, strepiti, furori,  
del tutto privi di significato!

giovedì 22 settembre 2016

Poesia o musica? De Andrè, Amore che vieni amore che vai






Quei giorni perduti a rincorrere il vento 
a chiederci un bacio e volerne altri cento 
un giorno qualunque li ricorderai 
amore che fuggi da me tornerai 
un giorno qualunque li ricorderai 
amore che fuggi da me tornerai 

e tu che con gli occhi di un altro colore 
mi dici le stesse parole d'amore 
fra un mese fra un anno scordate le avrai 
amore che vieni da me fuggirai 
fra un mese fra un anno scordate le avrai 
amore che vieni da me fuggirai 

venuto dal sole o da spiagge gelate 
perduto in novembre o col vento d'estate 
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai 
amore che vieni, amore che vai 
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai 
amore che vieni, amore che vai. 





E' così...che va la vita. 
Oggi il mondo ti sembra a portata di mano, domani ti sembra sabbia che sfugge tra le dita.
Una sera un tramonto d'estate ti porta una rivelazione, domani una sera tiepida ti fa crollare il mondo che credevi fosse in un certo modo illudendoti. 
Un giorno d'estate ti regala la magia con la calura ed il rumore dei grilli, una sera di cielo terso stellato a dicembre ti riporta in una realtà che non vuoi riconoscere.
Un giorno qualsiasi e anonimo ti segna un punto di svolta, un giorno qualsiasi e anonimo ti cala giù la sbarra e ti dice che non puoi andare oltre.
E in mezzo?
In mezzo c'è la vita. C'è la sensazione di costruire ricordi, e non di viverli e non sai che nel futuro saranno dolorosi.
Non sai che due birre consumate sotto un cielo stellato a guardare le stelle cadenti avranno un giorno un retrogusto amaro.
Sono momenti in cui mordi la vita, sei sulla cresta dell'onda, che ti fanno dimenticare che è solo un attimo, mentre tutto il resto della vita, al di fuori di quei momenti li vivi cercando di nuotare per non affogare.

domenica 18 settembre 2016

Top of Monviso 9 luglio 2016




E così, ce l’ho fatta.

Ho realizzato un sogno, uno degli obiettivi della mia vita.
Salire sul Re di Pietra, il Monviso.
La montagna che come poche altre può definirsi “la Montagna”.
Quella montagna che si vede dalla Pianura Padana; si vede anche dal bergamasco, come ci ha detto un escursionista orobico ieri al rifugio.

Sin da quando ero piccolino guardavo quella montagna laggiù, la più alta, e mi chiedevo cosa si sarebbe potuto osservare da lassù; inoltre l’assonanza del suo nome con il mio cognome, me l’ha reso sempre molto familiare.

Quella montagna mi ha accompagnato, contemplandola, in tanti momenti; all’alba, al tramonto, abbandonandosi ai pensieri; mi ha accompagnato con il suo inconfondibile skyline quando studente andavo a Torino, nei momenti felici, in quelli tristi, perché lei era sempre li, maestosa e superba.

Salire lassù non è stata una semplice scalata. Non semplice per le difficoltà tecniche, per la fatica ma soprattutto per l’aspetto mentale; sapere che era giunto il momento di salire lassù e che, avendo scelto la parte est, non v’era possibilità di ritorno o di uscita. Solo raggiungere la vetta era possibile.

Appena arrivati al rifugio, il giorno prima, sono entrato subito nella cappelletta dedicata a tutti quanti hanno perso la vita nel tentare la scalata. Innumerevoli fotografie di persone unite dall’amore timore per quella montagna; ragazzi giovani, uomini più attempati, donne. Tutti con volti sorridenti, di quel sorriso che ti stampi sul volto solo quando vai in montagna e ti senti in armonia con la Natura.
Persone che non ci sono più.
E, salendo, innumerevoli lapidi o targhette fissate a memoria imperitura nella riccia, quella roccia che per loro fu fatale.
Un monito per noi, per non prenderla alla leggera.
Per ricordarci che non dovevamo sfidarlo il Re di Pietra, ma semplicemente unirci a Lui in armonia, vivere la sua maestosità e superbia.
Sentire in lontananza il rumore di massi che franano era un monito per ricordarci che se lo sfidi, e Lui lo sente, , è una sfida per noi persa.


Non è stata una sfida con Lui, infatti. E’ stata una sfida con noi stessi.
La montagna ti da molto. Ti fa abbandonare i pensieri pesanti, che lassù non riescono a salire perché solo zavorra inutile.
Ti rinfranca i pensieri sull’amicizia, sullo spirito di solidarietà.
E se non avessi conosciuto un amico come Paolo, la salita sarebbe stata solo e sempre un sogno, un obiettivo da realizzare a data da destinarsi, e non più una realtà recente.


E, da oggi, possiamo dire: “Siamo stati lassù”

Michel Houellebecq - La possibilità di un'isola




Vita mia, vita mia, mia antichissima vita,

mio primo voto mal richiuso,
mio primo amore infirmato,
sei dovuta ritornare.


Ho dovuto conoscere
ciò che la vita ha di migliore,
quando due corpi gioiscono della loro felicità
e si uniscono e rinascono senza fine.

Divenuto totalmente dipendente,
conosco il tremito dell’essere,
l’esitazione a sparire,
il sole che colpisce al limitare

e l’amore in cui tutto è facile,
in cui tutto è dato nell’attimo;
esiste in mezzo al tempo
la possibilità di un’isola.